Le Cinque Terre sono il gioiello più brillante della riviera spezzina, quello che attira sguardi e turisti da tutto il mondo. Ma è nelle discese a mare dei borghi di Tramonti che il territorio spezzino nasconde – con ancor maggior gelosia – i suoi diamanti più preziosi. Punta Pineda e le sue piscinette (ndr. i bozi, in dialetto) sono tra gli angoli di mare segreto più suggestivi ed esclusivi che la provincia spezzina custodisca. Una delle spiagge nascoste di Liguria, esclusiva perché non molto frequentata, ma soprattutto perché difficilmente raggiungibile.

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I bozi: selvagge piscine in riva al mare aperto
Se si è però disposti e pronti ad affrontare la fatica, il paesaggio di punta Pineda ripagherà dello sforzo. Dopo un sentiero fatto di tanti gradini – con più di un tratto esposto – roccia, fichi d’india, passaggi tra le terrazze coltivate di campi, si raggiunge il mare. Lo sguardo corre dal Tino alla costa delle Cinque Terre, in un silenzio che fa toccare l’infinito.

Qui, di fronte al mare aperto, la scogliera assume una forma unica: nel silenzio, le rocce costituiscono una barriera naturale dietro cui – riparate dalle onde – si trovano i bozi, vasconi naturali di roccia dove l’acqua di mare entra e crea un favoloso “effetto piscina”, protetta dal sale lasciato sui bordi dall’acqua evaporata.
Come si arriva ai Bozi di Punta Pineda?
Per raggiungere Punta Pineda si può partire dalla Litoranea. Provenendo dalla Spezia, superata la galleria di Biassa e il ristorante Due Gemelli si incrocia un bar. Poco dopo, ecco l’accesso al sentiero che – dopo molta fatica – condurrà a questa spiaggia nascosta.
Tra le varie scalinate di Tramonti quella da imboccare è quella di Campi. Come detto, non è una scalinata banale: sono 260 metri di dislivello senza respiro, guardando l’azzurro del mare e camminando in mezzo alle rocce.

In ragione della loro conformazione naturale, i bozi sono stati utilizzati dalla gente del posto fino al secondo dopo guerra come salina. La bassa profondità delle “piscinette” infatti favorisce l’evaporazione dell’acqua marina, che lascia così depositato sulla roccia il sale.
Un tempo, i contadini di Biassa favorivano questo processo utilizzando rudimentali teglie di lamera sotto cui accendevano il fuoco.
