Il Gigante di Monterosso: da segno di sfarzo a tremendo sberleffo

All’estremità della spiaggia di Fegina, la statua del Gigante oggi chiude Monterosso. Domina il mare delle Cinque Terre, ma le mancano le braccia, una gamba e ha il capo piegato nello sforzo di sostenere non si capisce cosa. Non è solo il peso del tempo a gravare sulle spalle del Gigante, ma anche quello di una storia di sfarzo abortita e di una vicenda che ha conosciuto la tragedia.

Una statua nata per rendere chiaro il potere della famiglia Pastine.

La statua del Gigante venne costruita dallo scultore Arrigo Minerbi (molto in voga all’epoca per aver lavorato anche per conto di Gabriele D’Annunzio) e dall’ingegnere Levacher nel 1910 per volere dell’avvocato Giovanni Pastine.
Monterossino discendente da una famiglia emigrata in Argentina, l’avvocato era tornato nelle Cinque Terre dopo aver fatto fortuna e con l’intento di diventare senatore del Regno.
Dopo aver acquistato il terreno, fece costruire una villa sfarzosissima (villa Pastine, appunto). La statua del Gigante non era che il capriccio che doveva rendere chiara l’evidenza della ricchezza dei Pastine: saldamente unita alla roccia della scogliera, la scultura aveva anche un tridente stretto tra le mani e reggeva sulle spalle una grossissima conchiglia. Sulla conchiglia, la terrazza affacciata sul mare delle Cinque Terre del giardino pensile antistante la villa.

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Villa Pastine aveva una Statua della Libertà… ma era un delirio secondo Montale.

Con i lavori compiuti tra il 1906 e il 1910, l’avvocato Pastine ottenne la sua grandiosa villa liberty, ma il suo gusto per il lusso non doveva aver lasciato tutti entusiasti, soprattutto in un territorio per natura schivo come le Cinque Terre.
Eugenio Montale, uno dei più illustri frequentatori di Monterosso, guardando villa Pastine ebbe a definirla, senza tanti giri di parole, “un delirio!”.
Tra i particolari che impressionavano negativamente il poeta vi era sicuramente la copia della Statua delle Libertà all’ingresso.
Montale descrisse così la villa nel suo complesso: “… tre piani alti più di cinque metri ciascuno, con una torre e terrazze e una loggia a colonne e un ponticello e un lastricato decorato come un tappeto turco e le panchine in finto legno e una grande scalinata in marmo di Carrara a tre rampe e perfino un’improponibile copia della Statua della Libertà… e poi le arcate che sorreggevano la scalinata ricoperte di finta roccia e il giardino pensile antistante la villa… un sogno o, per l’architettura razionalista, un delirio!

La statua del Gigante di Monterosso (Cinque Terre) nel suo aspetto originario – Ph. naturamediterraneo.com

La sfortuna si accanisce sui Pastine e sul Gigante: il tremendo sberleffo ai Pastine e la guerra che si accanisce sulla statua.

Le cose non andarono però come l’avvocato Pastine aveva immaginato. Prima perse le elezioni e dovette rinunciare al progetto di diventare senatore, in seguito sua moglie (Juanita) dette alla luce un bimbo purtroppo affetto da disturbi fisici e mentali.
Alcuni raccontano che, come caustico e maligno sberleffo, in paese soprannominarono il piccolo “Gigante”, legandone così la sfortuna alla gloria ricercata dal padre (ndr. chi scrive non ha potuto verificare queste voci).
Poco dopo l’avvocato Pastine morì, alcuni dicono di crepacuore, altri di febbre spagnola.
Juanita abbandonò Monterosso e la sfarzosa villa, lasciandola al suo destino.
Durante la Seconda guerra mondiale, un colpo di artiglieria mutilò la scultura, privandola, come è ora, delle braccia, di una gamba e della bella conchiglia).

Di villa Pastine resta pochissimo, ma il Gigante ha una nuova vita.

A lungo il Gigante rimase fermo come la storia e le vicissitudini lo lasciarono, portando l’inevitabile fardello delle mutevoli fortune umane.

Poi nel 2017, il distacco di alcuni pezzi di roccia ha portato il Comune a chiudere la spiaggia libera sottostante e a lavori di consolidamento che si sono protratti per circa quattro anni.

Durante questo periodo è emerso che la roccia su cui poggia l’intera statua, un tipo di granito di origine magmatica, è presente solo in questo punto in tutta l’area del Parco delle Cinque Terre.

La famiglia veronese Marino, oggi proprietaria del terreno, è impegnata in un oneroso impegno di restauro conservativo, monitorato e autorizzato dalla Soprintendenza ai Beni Storici e Culturali della Liguria.

Sono stati affrontati vari problemi, tra cui il cantiere, che ha costretto gli esperti ad operare nella situazione critica di lavorare sulle scogliere emergenti dal mare.

Il restauro della statua del Gigante di Monterosso
Il restauro della statua del Gigante di Monterosso

Nel 2021 la statua è stata liberata dall’impalcatura che l’ha tenuta ingabbiata per tanto tempo, e. La sua figura oggi, pur non mutando mai, non porta sulle spalle segni di lusso esclusivo e stravagante ma in qualche modo si trasforma in più umile e matura testimonianza di resilienza.

La Statua del Gigante di Monterosso oggi