Virginia Oldoini nasce a Firenze nel 1837, figlia del marchese spezzino Filippo Oldoini e cugina di Camillo Benso Conte di Cavour, che qualche anno dopo, proprio su Spezia mette gli occhi per costruire una formidabile base militare per l’epoca, sfruttando la conformazione naturale del Golfo.
Il bellissimo palazzo che si trovava all’epoca quasi sul mare e che ancora può vedersi in Piazza Sant’Agostino, nel pieno centro cittadino, è la residenza spezzina della famiglia Oldoini. Di certo Virginia amò moltissimo la sua casa a Spezia, che definiva “l’amato borgo”. La sa magione era visitata da ufficiali e aristocratici che fecero di Virginia un oggetto di adulazione. Si può dire che probabilmente a Spezia la Contessa divenne cosciente della propria bellezza e del suo valore strumentale.
Ma la Contessa Oldoini fu una figura cosmopolita, che certo nella piccola città non poteva trovare soddisfazione alla propria ambizione. Si trasferì a Torino, che nel decennio preparatorio all’unificazione era un vero focolaio di movimenti patriottici e centro della politica per l’affermazione del Regno italiano a livello internazionale. Bella, intelligente e molto spregiudicata, Virginia venne definita “diplomatica dell’alcova” per la capacità di tessere relazioni amorose influenti. Proprio per questa capacità il potente cugino non esitò a inviarla in Francia, alla Corte di Napoleone III, con la convinzione che potesse avere un ruolo chiave nell’opera di convinzione dell’Imperatore francese all’alleanza.
Quanto davvero influì la bella Virginia sulla storia d’Italia non si sa per certo, ma si sa che all’epoca furono molte le operazioni propagandistiche, mediatiche e politiche messe in atto dal corpo diplomatico e dai politici italiani per conquistare la simpatia dell’alleato francese. Probabilmente la Contessa contribuì come un pezzetto di un ingranaggio che alla fine funzionò, anche se lei avrebbe poi per tutta la vita rivendicato il suo ruolo come determinante per il processo di unificazione.
Icona dandy e modella degli albori della fotografia

Ossessionata dal suo aspetto, vanitosa fino all’inverosimile e incapace di rimanere nell’anonimato, Virginia amò sorprendere con apparizioni teatrali e provocatorie, acquistò vestiti strampalati e lanciò mode osé. Una volta, per andare a un ballo si rotolò nuda nella colla e poi fra le piume. In un’altra occasione a teatro, dove tutti la aspettavano nuda, si presentò vestita da monaca. Molti non la sopportavano, e qualcuno mormorò che l’attentato del 2 aprile 1857 a Napoleone, avvenuto nella casa parigina della Contessa, fosse stato progettato per screditarla, esponendo l’adulterio alla pubblica opinione. E forse, addirittura, dall’Imperatrice.

Virginia fu anche la modella ambita dai più importanti fotografi dell’epoca, che amarono la sua capacità di dare a ogni posa un aspetto teatrale e anticonformista e ne fecero il soggetto di vere e proprie opere d’arte surreali.
Il suo anticonformismo ed esibizionismo, il disprezzo della normalità e la voglia di essere parte di un’élite dell’originalità la resero una vera e propria icona del dandismo, gusto dell’epoca tipico dell’aristocrazia europea, in particolare britannica e francese, per l’eccesso e la fine provocazione
La Contessa di Castiglione collaborò attivamente con il fotografo imperiale Pierre-Louis Pierson, autore del suo ritratto più noto che la vede, venticinquenne, fissare l’obiettivo attraverso un piccolo monocolo. Gli spezzini riconoscono nella foto la spezzinità della Contessa che sembra rappresentare il detto in dialetto Mia che te mio – guarda che ti guardo! La fotografia è stata anche ispirazione del busto dell’artista spezzino Francesco Vaccarone, posto proprio davanti all’entrata della casa di Virginia Oldoini, Contessa di Castiglione, alla Spezia.