La notte del 2 dicembre 2005 è una notte di tempesta nel Golfo dei Poeti, solitamente molto riparato, è battuto da un mare forza 5 e da un violento libeccio con raffiche che sfiorano i 50 nodi. In questa notte da tregenda, la nave Margaret – una cementiera georgiana di 84 metri di lunghezza – parte da Genova per raggiungere il porto bulgaro di Varna. Vuota di carico, chiede alla Capitaneria di porto spezzina la possibilità di entrare nel golfo, per ripararsi dal furia del meteo. Da allora, non se ne è mai più andata.
Il naufragio: gli ormeggi si rompono, la Margaret si schianta contro la scogliera e affonda.
Ricevuta la richiesta della Margaret, la Capitaneria di porto consente all’equipaggio di sostare con la nave alla fonda nel Golfo, in attesa che le condizioni meteo migliorino.
Nonostante i militari forniscano al capitano della nave georgiana le coordinate precise, questi compie un piccolo errore di posizionamento, destinato a rivelarsi fatale.
La forte mareggiata – infatti – strappa gli ancoraggi della vecchia nave e la trascina inesorabilmente verso la diga. Inutili i tentativi di evitare l’impatto: la Margaret scontra gli scogli e affonda.
La Margaret affonda, ma i 13 marinai sono messi in salvo.
Quasi da subito è evidente che per salvare l’imbarcazione non c’è nulla da fare: gli 84 metri della nave scivolano lentamente sotto la superficie del mare.
Due marinai, compreso il pericolo, saltano in acqua. Un primo riesce a raggiungere a nuoto la diga, il secondo non ha eguale fortuna.
A trarlo in salvo saranno gli uomini e gli elicotteri della Guardia Costiera – decollati dall’aeroporto di Luni – che poi porteranno al sicuro anche gli altri 10 componenti dell’equipaggio.
Nel video qui sotto si vedono alcune fasi di quell’intrepido intervento.
Messo in sicurezza, il relitto riposa ancora appoggiato alla diga.
Messe in salvo le vite umane, è il momento di preoccuparsi per l’ambiente e l’economia locale: il corpo affondato dalla nave è a poche centinaia di metri dagli allevamenti di muscoli, nel cuore del Golfo. La fuoriuscita di liquidi dal relitto potrebbe essere un disastro.
Per fortuna si sono verificate solo alcune piccole perdite, contenute dai pannelli posizionati per contrastare il diffondersi di eventuali sversamenti. I serbatoi della nave, poi, sono stati svuotati dalla società olandese Neri/Smit.
Dopo essere stato oggetto di uno studio di impatto ambientale, che l’ha classificato come “a basso rischio”, il relitto non è più stato toccato.
Oggi, poggiata su 10 metri di profondita, la Margaret pare addormentata contro la diga.
Ph. di copertina è di Dronetech