Il 13 Settembre si celebra sul mare del Golfo la festa di San Venerio, culto antico che venera il santo protettore dei naviganti nel golfo della Spezia. Per l’occasione, diverse opportunità per visitare l’isola del Tino, normalmente chiusa all’accesso delle imbarcazioni civili, tra cui la benedizione dei natanti e le Sante Messe. Sarà a disposizione un servizio speciale di battelli per raggiungere l’isola.
Ma chi era San Venerio, e perché è così importante per il Golfo dei Poeti?

Venerio portava nel nome la sua origine e il legame con Portovenere, anche se per la precisione era nato sull’Isola Palmaria, intorno all’anno 560 d.C.. Era una marinaio esperto, amante della libertà e della solitudine che doveva ispirare, oggi come allora, la vista del mare infinito che si apriva ai suoi occhi dalle sue isole.
Dobbiamo immaginare Portovenere dell’epoca come un piccolo centro di pescatori, il tempio romano dedicato a Venere ericina che si proiettava sul mare dalla estremità della terra era da poco diventato una chiesa, non ancora consacrata a San Pietro. L’isola della Palmaria doveva essere selvaggia e pressocché disabitata, solo un monastero benedettino ospitava alcuni monaci, a cui Venerio decise di unirsi. Pochi anni dopo, però, forse perché infastidito dalla vita poco monastica dei suoi confratelli, decide di farsi eremita sulla piccola isola del Tino, che insieme al Tinetto e Palmaria forma l’arcipelago di Portovenere.
L’eremita Venerio diventa presto un punto di riferimento per l’accoglienza degli uomini in cerca di consigli sulla navigazione, di aiuto in tempi di tempesta ma anche nella loro vita quotidiana.

Sono numerose le storie, sempre difficili da distinguere dalla leggenda, che raccontano la straordinaria generosità di Venerio, dedito alla preghiera e alla rinuncia, da buon eremita, ma anche al lavoro marinaresco duro, volto all’aiuto dei naviganti. Nelle notti di “luna nera” Venerio accendeva fuochi per fare luce sul mare. E c’è chi sostiene che il santo fu l’inventore della vela latina, cioè della vela triangolare che soppiantò quella rettangolare perché consentiva di “risalire il vento”. In effetti pare che l’invenzione sia molto più antica, e sia avvenuta in Grecia intorno all’anno 150 a.C., tuttavia è molto probabile che Venerio la promuovesse, forse perché l’aveva osservata da navi di passaggio, come una vela che permetteva minor sforzo per “bordeggiare” quando il vento non è in poppa.
Venerio si industriava per aiutare gli uomini, coltivando la terra dove in pochi riuscivano, cercando sempre nuove misure per rendere la navigazione più sicura per i marinai di passaggio. A Portovenere la sua figura era venerata come quella di un santo già quando era in vita, fama che Venerio rifuggiva, insieme ai doni che gli venivano offerti: il Santo chiedeva piuttosto carità verso gli altri, contribuendo così a diffondere il Cristianesimo nella regione.
Il culto di San Venerio è strettamente legato alla tradizione marinaresca delle borgate del Golfo della Spezia, abitato da sempre da esperti marinai e raffinati costruttori di imbarcazioni.
San Venerio morì intorno all’anno 630 d. C. e venne sepolto sul suo Tino. Dalla sua esperienza nacque poi un monastero di monaci che continuarono la sua opera, sopratutto evangelica, verso l’entroterra. Il culto del santo si diffuse ampiamente nel Medioevo, tanto che gli abitanti delle Cinque Terre si rivolgevano al Santo affinché li proteggesse dagli invasori del mare, i Saraceni.
Negli anni Sessanta del secolo scorso sull’isola del Tino, alcuni lavori di scavo rivelarono la «Tomba della vela» che testimonierebbe appunto la “scoperta” della vela moderna da parte di Venerio. L’intero sito archeologico è veramente suggestivo per bellezza e importanza storica.